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Dopo la
Consulta Uno sforzo, un’opportunità Per
una sorta di eterogenesi dei fini, la legge elettorale che voleva indicare un
governo immediatamente aperte le urne, ci riporta un sistema proporzionale
corretto, dove solo il Parlamento avrebbe l’autorità di indicare la
responsabilità di guidare il Paese. Tale è stata la decisione della Consulta,
in rispetto della Costituzione vigente per la quale il governo non viene
eletto direttamente dal Popolo. In base a questa stessa Costituzione vigente,
ha poco senso chiedere il voto subito da parte di coloro che si sentono
autorizzati a farlo, perché finché il governo dispone di una maggioranza
parlamentare, non c’è ragione per il Capo dello Stato di sciogliere le
Camere. Bisogna che chi è stato contrario alla riforma della Costituzione, da
Salvini a Grillo, si rassegni alla lettera di questa esistente. La Corte
Costituzionale non ha escluso comunque il premio di maggioranza al partito
che raggiungesse la soglia del 40 per cento, un obiettivo che appare
piuttosto impossibile. La sentenza consente comunque a Matteo Renzi di
rispolverare il suo progetto di “un partito della Nazione” che potrebbe
provare a cimentarsi, se la determinazione non verrà a mancare, a raccogliere
una tale mole di consensi. In quel caso si salverebbe almeno il sistema
maggioritario, come potrebbe anche fare Grillo, se da solo riuscisse ad
ottenere lui questo premio. In un quadro dove tutte le certezze avute sino a
ieri si rimettono necessariamente in discussione, il partito repubblicano ha
di nuovo una sua chance. Con un suo programma autonomo, e suoi candidati
sotto le liste dell’Edera, può concorrere per ottenere quel tre per cento dei
consensi che gli consentirebbe quella piena indipendenza parlamentare e
politica schiacciati dagli anni del bipolarismo maggioritario. Un simile
risultato, non è a maggior portata di mano di quello dei partiti che sperano
di ottenere il premio di maggioranza, e pure varrebbe la pena di fare uno
sforzo in questo senso se riuscissimo a radunare le fila e a cercare quelle
convergenze con movimenti politici che non si riconoscono in un quadro
politico del tutto insufficiente ad affrontare i gravi problemi del paese. Roma, 27
gennaio 2017 |
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